Se mettiamo insieme tutti i treni, le macchine, i camion e gli aerei del mondo non raggiungiamo l’emissione dei gas serra prodotti dall’industria della carne.
Mangiare meno carne per salvare l’ambiente è un argomento che sta diventando sempre più importante nel dibattito globale.
Numerosi studi, infatti, stanno dimostrando quanto l’industria della carne sia responsabile di una quota significativa delle emissioni globali di CO2 e metano, contribuendo non solo al riscaldamento globale, ma causando anche un inquinamento globale diretto.
Thay want to take away your hamburger. L’affermazione della deputata americana Ocasio-Cortez sembra quasi affermare che il consumo di carne sia una di quelle libertà fondamentali dell’uomo. E se invece fosse proprio il contrario? Questo consumo illimitato di carne potrebbe invece in qualche modo contribuire a ridurre il diritto di milioni di persone a vivere in un pianeta più pulito?
In particolare la produzione industriale della carne è uno dei fattori chiave del cambiamento climatico. È la principale causa della deforestazione del mondo e la deforestazione necessaria per produrre la carne rilascia tonnellate di particelle di anidride carbonica nell’atmosfera, che fanno accelerare il riscaldamento globale.
Gli allevamenti intensivi e i macelli del Brasile (il più grande esportatore mondiale di carne bovina) sono responsabili della deforestazione (oltre l’80%) perché vengono appiccati tantissimi incendi per fare spazio agli allevamenti di bestiame.
Secondo una ricerca di MapBiomas la produzione di carne industriale in Brasile è legata ad attività illegali e circa il 17% della carne brasiliana che arriva in Europa è il prodotto di questa deforestazione. L’Italia è uno dei principali paesi che acquista carne bovina dal Brasile.
Gli svantaggi della produzione industriale della carne
Dalla seconda metà del ‘900, il consumo della carne si è quintuplicato. Siamo passati da 45 milioni di tonnellate del 1950 a 233 milioni di tonnellate nel 2000 e la FAO afferma che la produzione non accenna a diminuire, anzi, si stima che entro il 2050 si raggiungeranno i 465 milioni di tonnellate.
Questa produzione eccessiva è compatibile con i ritmi naturali del mondo? E quanto incide sugli equilibri della terra? Mangiare meno carne può davvero salvare l’ambiente?
Impatto sulle risorse alimentari
Gli animali allevati per produrre carne, latte e uova consumano più cibo di quanto ne restituiscano sotto forma di questi prodotti. Questo processo è inefficiente perché gli animali usano gran parte del cibo per mantenersi in vita e crescere, non solo per produrre carne.
L'indice di conversione alimentare misura quanto cibo serve per far crescere un animale di un chilo. Ad esempio, per far crescere un chilo un manzo, servono dai 7 ai 10 chili di mangime. Quando un manzo raggiunge 600 chili, ha consumato circa 4000-5000 chili di mangime. Tuttavia, non tutto il peso dell'animale diventa carne vendibile: dopo la macellazione e la lavorazione, solo una parte del peso originale è carne pronta per il mercato.
Un terzo dei cereali prodotti nel mondo viene usato per nutrire gli animali allevati. Negli USA e in Europa, più della metà dei cereali va agli animali.
Inefficienza alimentare
Produrre carne richiede molte più risorse rispetto ai vegetali. Ad esempio, un ettaro di terra coltivato a patate può nutrire molte più persone rispetto a un ettaro usato per produrre carne. Negli USA, per ogni chilo di proteine animali prodotte, servono circa 6 chili di proteine vegetali. Questo rende la produzione di carne molto meno efficiente rispetto alla produzione di cibo vegetale.
Inquinamento delle acque
Gli allevamenti intensivi sono una delle principali cause di inquinamento delle acque che proviene principalmente dagli escrementi degli animali, dai farmaci e dagli ormoni utilizzati per allevarli e dalle sostanze chimiche e dai fertilizzanti usati per coltivare i mangimi.
- Gli animali allevati in questi allevamenti vivono in spazi ristretti e il terreno spesso non riesce ad assorbire tutti gli escrementi che producono. Questi escrementi vanno a finire nelle falde acquifere e fanno gravi danni all’ambiente e alla salute, contaminando le risorse idriche e causando malattie.
- Anche gli antibiotici e gli ormoni utilizzati negli allevamenti finiscono nelle acque e questo favorisce una resistenza agli antibiotici nei batteri e causa grossi problemi di salute nell’uomo e negli animali.
- La produzione di mangimi spesso richiede ingenti quantità di sostanze chimiche e fertilizzanti che inquinano le acque. Basti pensare che il 70% degli erbicidi usati nell’agricoltura statunitense nel 2001 era destinato alla produzione di mangime per animali.
Buone notizie. Il consumo di carne sta diminuendo
Negli ultimi anni il consumo di carne sta diminuendo. Solo in Europa la produzione di carne bovina è scesa del 2,6% nel 2022 e dell’1,6% nel 2023. Questo dipende sia dalla scarsa disponibilità di bovini maturi, sia dall’aumento dei prezzi che portano però anche a un aumento dell’importazione (salita del 5% solo nel primo trimestre del 2023).
E in Italia?
Anche gli italiani stanno riducendo il consumo di carne. Secondo un sondaggio del Sole24ore circa il 57% degli italiani mangia meno carne per salvare l’ambiente, mentre il 52% non ci riesce perché comunque pensa sia un alimento necessario per una dieta bilanciata.
Il dato positivo però è che la quasi totalità del campione (il 90%) si dice predisposto al cambiamento e accettano di buon grado le alternative alla carne.
Sono diversi gli studi che hanno evidenziato i vantaggi di adottare una dieta vegana. E se non si riesce ad adottare un regime alimentare vegetariano o vegano si può comunque ridurre il consumo di carne scegliendo fonti di proteine alternative.
Ogni scelta alimentare conta e può contribuire a un futuro più sostenibile per il nostro pianeta.